“Capri in cucina” di Maria Simeoli

E’ appena uscito per le edizioni G. Simeoli il secondo libro di Maria Simeoli Capri in cucina – dalla triglia di Tiberio alle limonaie della Dolce Vita Caprese. Con questa nuova opera l’autrice affronta il tema della cucina incrociandolo con la storia dell’Isola; con il piacevole risultato di soddisfare sia il lettore appassionato della buona tavola che quello curioso di “storie capresi”. Il volume presenta ricette di piatti tipici della gastronomia isolana, intervallate da brevi, ma esaurienti profili di luoghi ed eventi che hanno caratterizzato la vita di Capri. Una raccolta di fotografie, composta da immagini di pietanze e da scorci suggestivi, arricchisce il libro, il cui testo è presentato in lingua italiana ed inglese.

Maria Simeoli, laureata in Conservazione dei Beni Culturali Mobili ed Artistici, è specializzata in Biblioteconomia antica e moderna ed in Archivistica. E’ coautrice con don Vincenzo Simeoli del volume Capri e la sua Diocesi – storia cronache e curiosità 987-1818, pubblicato nel 2018 per Grimaldi & C.

“La basilica paleocristiana di San Costanzo e problemi religiosi connessi” di Salvatore Borà

La chiesa di S. Costanzo

Riproponiamo la lettura del saggio di Salvatore Borà La basilica paleocristiana di San Costanzo e problemi religiosi connessi pubblicato sulla rivista di storia locale Il Caprifoglio n. 1 anno VII – giugno 1995. L’interessante articolo affronta un tema poco conosciuto e studiato della storia di Capri: la nascita e la diffusione del Cristianesimo sull’Isola in relazione agli influssi e alle presenze cristiane nei territori vicini. Strettamente legata alla formazione della prima comunità cristiana caprese è la costruzione dell’antica chiesa paleocristiana nei pressi della riva di Marina Grande, successivamente intitolata a San Costanzo e divenuta poi cattedrale con l’istituzione della Diocesi nel 987. Un capitolo è dedicato alla leggendaria venuta sull’Isola del vescovo Costanzo divenuto poi patrono di Capri.

 

Prospetto originario della chiesa prima delle modifiche

Salvatore Borà (1930 – 2013), autore e storico dell’Isola di Capri, con le sue ricerche e le numerose pubblicazioni ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza ed alla divulgazione di aspetti e fenomeni della storia dell’Isola di Capri. Autore di numerosi articoli e saggi, ha pubblicato: I nomi di Capri, Capri frammenti storici, Capri le chiese dell’Isola, Itinerari storici e monumentali di Capri ed Anacapri, Piccola guida storica di Capri.

 

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“Madre Serafina di Dio” di Norman Douglas

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“La cappella di S. Angelo Sopramonte a Capri – Un gioiello nascosto” di Enzo Di Tucci

Ricostruzione storica ed architettonica di uno dei più antichi luoghi di culto dell’Isola di Capri dalla sua fondazione fino alla chiusura avvenuta agli inizi dell’Ottocento. Saggio pubblicato in occasione della conferenza di Enzo Di Tucci tenuta presso il Centro Documentale di Capri l’11 febbraio 2017.

 

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“Adriana cuore di luce” di Sergio Lambiase

Sergio Lambiase nel saggio Adriana cuore di luce (Bompiani), ha ricostruito la genesi del ritratto e riconsegnato alla storia la musa di Prampolini, identificabile nel personaggio di Adriana Capocci Belmonte. Una giovane aristocratica, nata a Napoli nel 1918, dalla bellezza sofisticata, colta e inquieta, affascinata dall’arte, amante dei viaggi e in particolare dell’India e della lingua sanscrita che studiava a Roma. Una personalità dalla vitalità spiccata, riversata nei diari, nelle lettere, nei disegni, testimonianze intercettate casualmente da Lambiase che ha ricostruito anche un affresco dell’ambiente culturale napoletano degli anni Trenta e Quaranta. Il dipinto, che ritrae la figura idealizzata in una posa danzante sulle rocce di Marina Piccola dell’isola caprese, fu eseguito dall’artista nel 1941, quando l’Europa era infiammata dalla seconda guerra mondiale. Un’opera avulsa dal contesto storico, che emana serenità e forza, da cui Prampolini non volle separarsi e che rimase sempre nello studio dell’artista, quasi fosse “una specie di immagine protettiva”, come sottolinea l’autore del saggio. Ruotano intorno ad Adriana, Albero Moravia, Franco Fortini e, soprattutto, l’amica prediletta Anna Maria Ortese, proprio come Prampolini, folgorata dall’essenza luminosa di questa donna capace di padroneggiare il proprio destino e che muore a soli ventisei anni nel 1944.

Il dipinto di Enrico Prampolini che ha ispirato il libro di Sergio Lambiase

Il Monte San Michele

La collina di Cesina, nota anche come Monte San Michele, ha avuto, specialmente in età medievale, una funzione centrale nella vita della comunità caprese. Intorno all’anno Mille essa costituiva la difesa naturale del versante orientale dell’antico centro urbano che si stava formando ai suoi piedi, raccolto intorno alla chiesa di S. Pietro a Calcara (oggi S. Anna).

Contemporaneamente sulla sua sommità era stato fondato un edificio religioso, ricavato da antiche fabbriche romane presenti sul luogo, dedicato all’Arcangelo Michele. Nato probabilmente come un cenobio rupestre di frati benedettini, fu successivamente destinato a luogo di culto della popolazione con il titolo di “S. Angelo Sopramonte”. Per questa ragione la collina venne chiamata “Monte San Michele”, anche se per un periodo assunse il nome di “Monte Calvario”, perchè sulla sua vetta si trovava una grande Croce rivolta verso la città sottostante.

Resti della chiesa di S. Angelo Sopramonte

Ingresso della chiesa

Abside della chiesa

Disegno acquerellato del Monte S. Michele – XIX sec.

La chiesetta, decorata con affreschi di stile bizantino risalenti al secolo XI , divenne meta di pellegrinaggi ed era oggetto di grande venerazione da parte del popolo, tanto è vero che il suo protettore venne scelto come secondo patrono di Capri.
Col passare del tempo, e soprattutto perchè la collina fu acquistata da un privato, la chiesa fu sempre meno frequentata e, agli inizi dell’Ottocento, fu sconsacrata.

Santo ignoto – Affresco dell’XI sec.

Particolare dell’affresco – Sec. XI

Chiesa di S. Michele in località Croce

La devozione popolare per San Michele rimaneva però ancora salda e radicata per cui le autorità religiose dell’epoca trasferirono il suo culto nell’altro edificio sacro posto a mezza costa della collina, nell’attuale località Croce, e lo intitolarono al Santo.
Anche questa seconda chiesa ha un’origine molto antica, sorta inizialmente intorno al XIV secolo se non ancora prima, subì degli ampliamenti in epoche successive. Essa faceva parte di un piccolo convento, i cui ambienti oggi sono stati destinati ad uso privato. Non sappiamo da quale Ordine di frati sia stato fondato, ma pare che nel Seicento, per un breve periodo, vi abbiano dimorato gli Agostiniani.
La chiesa, nel periodo più antico, fu dedicata a “Santa Maria del Rifugio”, successivamente fu chiamata anche “Chiesa della Santa Croce fuori le mura” e dall’Ottocento è intitolata a San Michele, perpetuando così il culto per il Santo ancora molto venerato su tutta l’Isola.
Nel periodo dell’occupazione militare di Capri da parte degli Inglesi e dei Francesi (1806-1815), la sommità della collina fu trasformata in una postazione fortificata e l’attuale chiesa di San Michele fu destinata a polveriera.