“Il collezionismo di antichità classiche a Capri tra Ottocento e primo Novecento” di L. Di Franco e G. De Martino

Il collezionismo di antichità classiche a Capri tra Ottocento e primo Novecento di Luca Di Franco e Giancarlo Di Martino, <<L’erma>> di Bretschneider, Roma, 2018. Il volume si compone di due sezioni: la prima analizza le principali collezioni private di antichità classiche che trovarono luogo sull’isola di Capri tra Ottocento e primo Novecento. La seconda sezione è dedicata alla schedatura delle collezioni Cerio e Pagano, attualmente conservate presso il Centro Caprense Ignazio Cerio, e di ciò che rimane della collezione MacKowen presso la Casa Rossa di Anacapri.

Luca di Franco è dottore di ricerca presso l’Università Federico II e funzionario archeologo del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo. Giancarlo Di Martino è specialista di archeologia classica e autore di articoli sulla ceramologia; ha partecipato a campagne di scavo e catalogazione in Italia e in Turchia.

Storia della famiglia Arcucci

Mons. Antonio Canale è noto per aver pubblicato nel 1887 una delle prime storie dell’Isola di Capri dal titolo “Storia dell’Isola di Capri dall’età remotissima sino ai tempi presenti”. Alcuni anni fa fu riscoperto un suo manoscritto sulla antica e nobile famiglia caprese degli Arcucci alla quale sono appartenuti numerosi esponenti di primo piano di questa isola. Il manoscritto fu integralmente pubblicato sulla rivista di storia locale “Il Caprifoglio” insieme all’albero genealogico della famiglia, secondo quanto ricostruito dallo stesso Canale.
Provenienti dalla costiera amalfitana, gli Arcucci si stabilirono a Capri intorno alla metà del XII secolo dove acquistarono diversi fondi di terreno ed altre proprietà. Tra i più illustri rappresentanti di questa casata ricordiamo il conte Giacomo Arcucci, ministro della regina Giovanna I d’Angiò e fondatore del monastero certosino di S. Giacomo e il medico Gennaro Felice Arcucci, che fu uno dei principali esponenti della Repubblica Partenopea del 1799. Per questo suo ideale fu processato ed impiccato a Piazza Mercato a Napoli nella sanguinosa repressione disposta dai Borboni dopo il loro ritorno sul trono. Il suo nome compare sulla lapide dedicata ai martiri della Rivoluzione all’ingresso del Municipio di Napoli. Un’altra lapide che lo ricorda fu apposta sulla facciata del Municipio di Capri in occasione dei cento anni dalla sua morte.

Mons. Antonio Canale – autore della “Storia della famiglia Arcucci” Probabile vero ritratto del conte Giacomo Arcucci (Certosa di S. Giacomo) Lapide a Gennaro Felice Arcucci (facciata del Municipio di Capri)

 

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La porta di Capri

Il 22 agosto 1826 il pittore tedesco Ernst Fries realizzò questo magnifico disegno che riproduce una parte delle mura della città di Capri. Si vede chiaramente in primo piano il sistema fortificato delle tre porte, sormontate ancora dai merli, che costituivano il dispositivo di controllo ed interdizione posto all’ingresso del paese. Accanto al campanile si può notare la torretta che sorvegliava l’accesso principale della città (attuale ristorante Pulalli) collegata, a sinistra, al camminamento di ronda che si estendeva fino alla collina di Cesina, anch’esso munito di merli. Nella parte destra del disegno appaiono in tutta la loro imponenza le mura sostenute da contrafforti nell’attuale zona del quartiere di Santa Teresa dove, peraltro, si può notare l’assenza della cosiddetta strada Sali Mura che fu realizzata molti decenni dopo nella seconda metà dell’Ottocento. In lontananza, appena accennata, si vede la cortina di mura che chiudeva il perimetro della cinta urbana sul versante occidentale fino a raggiungere la fortezza del Castiglione.
Al centro è visibile, nella sua antica configurazione, il trecentesco Palazzo Arcucci (oggi Palazzo Cerio) prima delle modifiche e delle superfetazioni di fine Ottocento. In primissimo piano, la stradina che dalla porta di città conduceva alla Scala San Francesco per Marina Grande. L’accuratezza dei particolari e la nitidezza del tratto fanno di questo straordinario disegno una sorta di fotografia fedele ed attendibile dello stato dei luoghi conferendogli così un grandissimo valore storico.