Nell’attuale società multietnica, dove si incrociano lingue, culture, costumi e religioni di diversa provenienza, ci è sembrato utile ed interessante ricordare la pubblicazione di un libro che, con rigoroso metodo scientifico, ricostruisce i rapporti che l’isola di Capri ed i suoi abitanti hanno avuto con il mondo islamico. Capri e l’Islam, pubblicato nel 2000 per le Edizioni La Conchiglia, analizza ed approfondisce le relazioni, non sempre pacifiche, che si sono sviluppate nel corso dei secoli con i territori e le popolazioni arabe del Mediterraneo. La presenza di pirati saraceni prima e barbareschi poi nelle acque di Capri è stato un fenomeno che ha inciso in maniera determinante nel tessuto sociale isolano, lasciando tracce tangibili nella toponomastica e nelle strutture architettoniche ed urbanistiche locali. I nomi di grandi corsari come Khayr el Din (Barbarossa) e Dragut suscitano ancora oggi terrore ed angoscia. La triste pratica della schiavitù, per la verità praticata anche sull’isola, e i rinnegati Capresi in terra d’Africa o nei territori di Levante furono fenomeni molto diffusi, ma ancora poco conosciuti. Questi ed altri interessanti temi sono ampiamente illustrati nel libro che, peraltro, contiene gli atti degli incontri promossi a suo tempo dall’Associazione Culturale Oebalus “Studi su Capri, il Mediterraneo, l’Oriente” e si avvale della presentazione dello storico Giuseppe Galasso.
Month: Agosto 2018
L’approdo romano di Tragara
Approdo di Tragara
La cala di Tragara è abbastanza facilmente raggiungibile, a piedi, per mezzo di un comodo sentiero, ed è d’altronde frequentata meta di bagnanti. L’insenatura si presenta tuttora ben riparata per la presenza, poco al largo, dei Faraglioni da un lato e dello scoglio del Monacone dall’altro.
Attualmente sul luogo sono visibili i resti di tre ambienti e di un muro di terrazzamento lungo m 23,85 ed alto circa m 3,50. Tale muro, realizzato con una tecnica a blocchetti irregolari di calcare con un ricorso in laterizi, ha la doppia funzione di terrazzamento del costone roccioso e di parete di fondo dei tre ambienti. Di questi ultimi si conserva ben poco: quasi nulla dell’elevato, parte della pavimentazione in opus spicatum (piccoli mattoncini in laterizio disposti a spina di pesce) dell’ambiente a sud, parte delle lastre in pietra della pavimentazione dell’ambiente a nord.
Hadrawa parla assai brevemente del porto di Tragara, «dove Tiberio teneva una squadra di legni armati per la sua difesa, anzi è noto che all’occasione della condanna di Sejano, Tiberio aveva qui pronte le navi per fuggire a’ suoi eserciti».
In base alla descrizione del Mangoni, sotto l’acqua si vedono in particolare «tre grandi basi di solida muraglia costruite ad eguale distanza l’una dall’altra, che danno a vedere fossero state il sostegno di archi e di fabbriche per uso del porto stesso».
Più oltre l’autore, ritenendo troppo stretta la cala di Tragara per ospitare una flotta degna della difesa di un imperatore, ipotizza che il porto romano si estendesse «fino all’altro capo del monte di Anacapri, detto Marcellino».
Il Mingazzini ancora distingueva sullo scoglio delle gettate di caementum tra le anfrattuosità della roccia e tagli sulla roccia levigata, probabilmente una sistemazione dello scoglio a molo.
Il Friedlaender riferisce che sotto lo specchio d’acqua, verso nord, era possibile vedere «una serie di blocchi di muratura di getto, separati da un sistema di sottili canali», che sarebbero i resti del molo romano, ed aggiunge che «delle grosse condutture di piombo, una volta esistenti, indicano che vi si adducevano grandi quantità di acqua dolce dalle cisterne delle Camerelle »
Questa descrizione ha suggerito anche la possibilità che «il complesso di Tragara comprendesse anche la piscina o vasca per la piscicoltura».
[M.V.d.C.]
Estratto da: Capri antica dalla Preistoria alla fine dell’età romana, a cura di Eduardo Federico e Elena Miranda, La Conchiglia, Capri,1998.
“Capri e la sua diocesi” di Vincenzo Simeoli e Maria Simeoli
Curato dalla professoressa Anna Maria Cataldi Palombi, è stato di recente presentato il volume di don Vincenzo Simeoli e Maria Simeoli Capri e la sua diocesi – Storia Cronache e Curiosità (987-1818) edito da Grimaldi & C. L’interessante opera ripercorre la storia della diocesi isolana a partire dalla sua fondazone (987) come suffraganea della metropolia di Amalfi fino alla sua abolizione avvenuta nel 1818. Grazie ad una accurata ricerca archivistica eseguita presso gli archivi vaticani, amalfitani e capresi gli autori hanno portato alla luce aspetti inediti della vita religiosa, sociale e politica di Capri. Una particolareggiata cronotassi dei vescovi che hanno occupato la cattedra caprese arricchisce la pubblicazione che ha il merito di colmare così una storica lacuna della storiografia isolana.