Il quadro dell’Immacolata della Confraternita di Anacapri

Nella piccola sala museo della chiesa di San Michele di Anacapri è esposto un quadro raffigurante la Vergine Immacolata con due santi: di questi, quello a sinistra è rappresentato con una croce, mentre quello di destra tiene in mano il pastorale vescovile. Nella parte inferiore del dipinto sono raffigurati quattro sacerdoti della Congregazione dell’Oratorio, identificabili dall’abito indossato; dell’ultimo a destra si può vedere il viso completo perché è rivolto verso l’osservatore e questo farebbe presumere che sia stato il committente dell’opera.

La tela, databile tra il XVII ed il XVIII secolo, è di proprietà della Confraternita dell’Immacolata di Anacapri, sulla cui fondazione gli Oratoriani dovettero avere una notevole influenza al pari di quella di San Filippo a Capri.

Poiché il sodalizio anacaprese, prima di essere ospitato nella chiesa di San Michele, si riuniva nell’Oratorio di San Carlo alle spalle della chiesa di Santa Sofia, uno dei santi potrebbe essere proprio San Carlo. E, infatti, Salvatore Farace, nel suo libro pubblicato nel 1931 Un gioiello di arte ossia la chiesa di S. Michele Arcangelo detta Paradiso Terrestre, affermava che nell’antico Oratorio di S. Carlo, luogo di riunione della Confraternita della Immacolata, proprio dietro il sedile del priore vi era un quadro dell’Immacolata con San Carlo e San Costanzo ai lati della Vergine.

L’iniziativa da parte della Congrega anacaprese di recuperare ed esporre al pubblico questo dipinto merita un’attestazione di plauso perchè dimostra un’attenzione per l’arte e la storia locale oggi molta rara sul territorio isolano. Essa però ci fornisce l’occasione per puntualizzare alcuni aspetti della storia caprese e, in particolare dei sodalizi laico-religiosi, per lo più sconosciuti, ma che ci sembra utile far conoscere.

In realtà, il quadro ha il pregio di confermare alcune circostanze storiche finora tramandate esclusivamente in alcune pubblicazioni e in pochi resoconti dell’epoca, ma in particolare testimonia la presenza e la forte influenza che i Padri Oratoriani ebbero sull’isola di Capri soprattutto nel Seicento e sulla nascita delle due confraternite isolane: “San Filippo Neri” a Capri ed “Immacolata Concezione” ad Anacapri.

Entrambi i sodalizi isolani nacquero inizialmente per la necessità, particolarmente avvertita dalle due popolazioni, di riunirsi per attività di carattere spirituale, ma soprattutto per scopi assistenziali e benefici. Tutte e due le congreghe furono intitolate al SS. Sacramento con l’autorizzazione di Mons. Paolo Pellegrino presule caprese dal 1641 al 1683, il quale ne stilò anche gli statuti che presumibilmente dovevano essere identici. Mentre quella di Anacapri doveva essere stata costituita per prima, quella di Capri fu fondata da Pellegrino intorno al 1650.

Le due associazioni laicali furono in qualche modo considerate molto vicine al vescovo che le aveva fondato e per questa ragione furono coinvolte nella feroce lotta che vide contrapposti Pellegrino da una parte e le autorità comunali e i rappresentanti del Vicerè spagnolo dall’altra.

A causa di questa penosa controversia le due congreghe furono sciolte, adducendo come giustificazione il fatto che esse non avevano ricevuto il Regio Assenso a costituirsi in Monti di Pietà, che era la forma giuridica prevista per poter raccogliere e distribuire agli associati somme di denaro nei casi di bisogno.

Tuttavia l’esigenza primaria della gente di potersi associare per opere di tipo spirituale, ma principalmente assistenziali e solidali li spinse a chiedere nuovamente i necessari permessi per costituire due nuove istituzioni, soprattutto dopo che il vescovo Pellegrino si era allontanato da Capri e non costituiva più un ostacolo “politico” al rilascio delle autorizzazioni. In sostanza, si trattava di una rinascita dei due disciolti sodalizi del SS. Sacramento, ma con diverse intitolazione: “San Filippo Neri” per Capri e “Immacolata Concezione” per Anacapri.

La “San Filippo” sorse nel 1674 e l’”Immacolata Concezione” nel 1685. L’ascendente dei Padri Oratoriani sulla nascita ed intitolazione della “San Filippo” era noto, ma su quella di Anacapri sembra essere una novità che pare emergere proprio dal dipinto di cui parliamo.

La presenza e l’opera degli Oratoriani sull’Isola di Capri nel corso del Seicento è ampiamente conosciuta è documentata: essi furono protettori, sostenitori e benefattori delle straordinarie iniziative della mistica caprese Madre Serafina di Dio ed ebbero per diversi anni un loro ospizio proprio nei pressi del monastero caprese del SS. Salvatore.

Le figure di quattro rappresentanti di questo Ordine sul quadro dell’Immacolata ci pare che sia una prova abbastanza sicura che essi ebbero, in qualche modo, un ruolo nella rinascita del sodalizio anacaprese o comunque un qualche legame se non addirittura una forma di assistenza spirituale.

L’immagine dell’oratoriano committente, infine, ne è una prova e testimonia non solo il forte ascendente di questa Congregazione sull’isola di Capri nel XVII secolo, ma anche la generosa  disponibilità dei suoi padri verso i due sodalizi laici ricostituiti.

Enzo Di Tucci

Chiesa di S. Maria del Soccorso

 

Posta sulla collina di Monte Tiberio, sui ruderi della Villa Jovis, la chiesa di S. Maria del Soccorso rappresenta uno dei santuari più amati dagli isolani, insieme alla chiesa di S. Maria a Cetrella sull’omonimo monte e alla scomparsa S. Maria della Libera sulla collina del Castiglione. A queste tre Madonne i Capresi, specie i naviganti, si sono sempre rivolti per invocare aiuto e protezione nei momenti di pericolo. Tutti e tre gli edifici sacri furono costruiti sui resti di antiche fabbriche romane che si trovavano sul posto, sia per recuperare materiale di spoglio, ma soprattutto per affermare i valori cristiani sui luoghi pagani.
In una mappa dell’isola, tra le più antiche che si conoscano, disegnata nel 1562 dallo studioso napoletano Fabio Giordano, il monte Tiberio, sul quale sorge la chiesetta di S. Maria del Soccorso di Capri, è indicato come monte di San Leonardo e della Beatissima Maria. Risale quindi a molti secoli fa il culto dei Capresi verso la Madonna del Soccorso che, peraltro, era venerata ed onorata anche dai marinai che con le loro imbarcazioni attraversavano il tratto di mare tra la Punta Campanella e la Punta del Capo.

Per conoscere meglio la storia della chiesa, è possibile scaricare la monografia realizzata dal Centro Documentale.

 

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“Il recupero dell’elemento italico di Capri attraverso l’onomastica e la toponomastica” di F. Senatore

Mura megalitiche preromane di Capri

Questo breve ma importante studio del prof. Senatore ha il pregio di portare un poco di luce sul periodo della storia di Capri – per la verità ancora non del tutto esplorato – che precede l’epoca greca e romana. Attraverso studi di toponomastica ed onomastica è stato possibile accertare che la presenza italica a Capri non fu totalmente sopraffatta dalla cultura greca e ciò è desumibile già nel nome stesso dell’isola Kaprìe, attestato tra il VI e V secolo a.C., che è appunto un nome di origine paleoitalica.

Il saggio è stato pubblicato sulla rivista Oebalus nel 2004, “Pompei, Capri e la Penisola Sorrentina” Atti del quinto ciclo di conferenze di geologia, storia ed archeologia. Pompei, Anacapri, Scafati, Castellammare di Stabia, ottobre 2002 – aprile 2003, a cura di Felice Senatore.

 

 

 

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“Note storiche sulla Piazza di Capri” di Giuseppe Aprea

Pubblichiamo il saggio di Giuseppe Aprea “Note storiche sulla Piazza di Capri” apparso sulla rivista Conoscere Capri n.1, anno 2003, “Ciclo di conferenze sulla storia e la natura dell’Isola di Capri”, Capri – Anacapri, novembre 2002 – aprile 2003. L’autore ricostruisce la formazione e la nascita della famosa Piazzetta di Capri che, da luogo di riunione della comunità caprese e sede del mercato, è divenuta un sito di fama internazionale.

 

 

 

 

 

 

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“Capri nella Grande Guerra” di Enzo di Tucci

In occasione dell’attuale congiuntura pandemica e dei suoi preoccupanti effetti sul tessuto sociale ed economico di Capri ci è sembrato utile suggerire la lettura del saggio Capri nella Grande Guerra.

Anche se le condizioni storiche, ambientali ed economiche dell’epoca non sono ovviamente comparabili a quelle odierne, si possono comunque trovare interessanti analogie. Soprattutto conoscere come la comunità caprese reagì a quel devastante avvenimento che fu la Prima Guerra Mondiale e quali iniziative furono intraprese per fronteggiare le enormi difficoltà del momento.

 

 

 

 

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“La basilica paleocristiana di San Costanzo e problemi religiosi connessi” di Salvatore Borà

La chiesa di S. Costanzo

Riproponiamo la lettura del saggio di Salvatore Borà La basilica paleocristiana di San Costanzo e problemi religiosi connessi pubblicato sulla rivista di storia locale Il Caprifoglio n. 1 anno VII – giugno 1995. L’interessante articolo affronta un tema poco conosciuto e studiato della storia di Capri: la nascita e la diffusione del Cristianesimo sull’Isola in relazione agli influssi e alle presenze cristiane nei territori vicini. Strettamente legata alla formazione della prima comunità cristiana caprese è la costruzione dell’antica chiesa paleocristiana nei pressi della riva di Marina Grande, successivamente intitolata a San Costanzo e divenuta poi cattedrale con l’istituzione della Diocesi nel 987. Un capitolo è dedicato alla leggendaria venuta sull’Isola del vescovo Costanzo divenuto poi patrono di Capri.

 

Prospetto originario della chiesa prima delle modifiche

Salvatore Borà (1930 – 2013), autore e storico dell’Isola di Capri, con le sue ricerche e le numerose pubblicazioni ha dato un contributo fondamentale alla conoscenza ed alla divulgazione di aspetti e fenomeni della storia dell’Isola di Capri. Autore di numerosi articoli e saggi, ha pubblicato: I nomi di Capri, Capri frammenti storici, Capri le chiese dell’Isola, Itinerari storici e monumentali di Capri ed Anacapri, Piccola guida storica di Capri.

 

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“Madre Serafina di Dio” di Norman Douglas

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“La cappella di S. Angelo Sopramonte a Capri – Un gioiello nascosto” di Enzo Di Tucci

Ricostruzione storica ed architettonica di uno dei più antichi luoghi di culto dell’Isola di Capri dalla sua fondazione fino alla chiusura avvenuta agli inizi dell’Ottocento. Saggio pubblicato in occasione della conferenza di Enzo Di Tucci tenuta presso il Centro Documentale di Capri l’11 febbraio 2017.

 

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Il Monte San Michele

La collina di Cesina, nota anche come Monte San Michele, ha avuto, specialmente in età medievale, una funzione centrale nella vita della comunità caprese. Intorno all’anno Mille essa costituiva la difesa naturale del versante orientale dell’antico centro urbano che si stava formando ai suoi piedi, raccolto intorno alla chiesa di S. Pietro a Calcara (oggi S. Anna).

Contemporaneamente sulla sua sommità era stato fondato un edificio religioso, ricavato da antiche fabbriche romane presenti sul luogo, dedicato all’Arcangelo Michele. Nato probabilmente come un cenobio rupestre di frati benedettini, fu successivamente destinato a luogo di culto della popolazione con il titolo di “S. Angelo Sopramonte”. Per questa ragione la collina venne chiamata “Monte San Michele”, anche se per un periodo assunse il nome di “Monte Calvario”, perchè sulla sua vetta si trovava una grande Croce rivolta verso la città sottostante.

Resti della chiesa di S. Angelo Sopramonte

Ingresso della chiesa

Abside della chiesa

Disegno acquerellato del Monte S. Michele – XIX sec.

La chiesetta, decorata con affreschi di stile bizantino risalenti al secolo XI , divenne meta di pellegrinaggi ed era oggetto di grande venerazione da parte del popolo, tanto è vero che il suo protettore venne scelto come secondo patrono di Capri.
Col passare del tempo, e soprattutto perchè la collina fu acquistata da un privato, la chiesa fu sempre meno frequentata e, agli inizi dell’Ottocento, fu sconsacrata.

Santo ignoto – Affresco dell’XI sec.

Particolare dell’affresco – Sec. XI

Chiesa di S. Michele in località Croce

La devozione popolare per San Michele rimaneva però ancora salda e radicata per cui le autorità religiose dell’epoca trasferirono il suo culto nell’altro edificio sacro posto a mezza costa della collina, nell’attuale località Croce, e lo intitolarono al Santo.
Anche questa secondo chiesa ha un’origine molto antica, sorta inizialmente intorno al XIV secolo se non ancora prima, subì degli ampliamenti in epoche successive. Essa faceva parte di un piccolo convento, i cui ambienti oggi sono stati destinati ad uso privato. Non sappiamo da quale Ordine di frati sia stato fondato, ma pare che nel Seicento, per un breve periodo, vi abbiano dimorato gli Agostiniani.
La chiesa, nel periodo più antico, fu dedicata a “Santa Maria del Rifugio”, successivamente fu chiamata anche “Chiesa della Santa Croce fuori le mura” e dall’Ottocento è intitolata a San Michele, perpetuando così il culto per il Santo ancora molto venerato su tutta l’Isola.
Nel periodo dell’occupazione militare di Capri da parte degli Inglesi e dei Francesi (1806-1815), la sommità della collina fu trasformata in una postazione fortificata e l’attuale chiesa di San Michele fu destinata a polveriera.

Per notizie più approfondite sulla chiesa di S. Angelo Sopramonte cliccare qui.

Il Palazzo Vescovile di Capri (Secc. XVII/XIX)

L’edificio del Municipio di Capri, che si affaccia sulla famosa Piazzetta, era in origine la residenza dei Vescovi della Diocesi di Capri (987/1818). Costruito nel corso del XVII secolo, subì successivamente diverse modifiche ed ampliamenti fino a raggiungere l’attuale configurazione.
Un breve saggio di Enzo Di Tucci, pubblicato nel 1999 sulla rivista di storia locale Il Caprifoglio, ne ricostruisce tutti i passaggi, dalla sua fondazione fino alla destinazione a Casa Comunale.

Prospetto originale del Palazzo vescovile. Ricostruzione dell’arch. Marcella Canfora

Casa comunale di Capri già Palazzo vescovile (Anni Trenta del Novecento)

Affresco dell’Immacolata – Sala consiliare del Municipio

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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